8. Qui dove il COVID era solo un problema in più

Durante il COVID, fuori tutto si era fermato. Le strade erano vuote e silenziose, negozi e scuole chiuse. Ma qui, in un centro di accoglienza, la vita continuava. I bisogni quotidiani non si fermavano, anzi si facevano ancora più presenti. Per molti ospiti, abituati a vivere in strada o a sopravvivere in condizioni molto più dure, la paura di ammalarsi non era la loro preoccupazione più grande.

Chi cercava lavoro temeva che tutto si sarebbe bloccato ancora a lungo; chi stava provando a costruire la propria autonomia vedeva i tempi allungarsi senza sapere quando avrebbe potuto riprendere i documenti o firmare un contratto di affitto; chi aveva appena trovato un impiego viveva con l’ansia di perderlo. Per molti era frustrante sentirsi dire di aspettare ancora, di avere pazienza, quando la pazienza la esercitavano ogni giorno da anni, vivendo in attesa di una possibilità.

Anche la scuola, con la DAD, era diventata un ostacolo insormontabile per molti bambini e ragazzi ospiti. Si parlava di tablet, connessioni veloci e lezioni online, ma nessuno pensava a chi un computer non ce l’aveva, o non aveva una stanza tranquilla dove seguire.

Noi ci siamo ingegnati come potevamo, organizzando spazi, prestando telefoni, cercando connessioni, ma è stato complicato. E spesso era difficile anche fare i colloqui in presenza: le mascherine coprivano i volti, toglievano parte delle relazioni, rendevano più freddi gesti che avrebbero voluto essere di cura.

Eppure, in quei giorni strani e lenti, ci restano impressi i gesti più semplici. La presenza degli educatori, dei portieri, degli operatori di pulizia che mantenevano una quotidianità che fuori sembrava perduta. Le parole pratiche, che servivano a rassicurare e a spiegare come organizzarsi.

I turni per cucinare, fatti a piccoli gruppi per rispettare le regole, anche se era complicato. Gli sguardi che cercavano di comunicare, nonostante le mascherine. In fondo, la bellezza di quei giorni era questa: continuare a fare quello che andava fatto, senza dimenticare che davanti a noi c’erano persone, non solo utenti o numeri.